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Beanate, tra gioco e rito atavico

Beanate, tra gioco e rito atavico

La tradizione trentina  del buongiorno

La notte della Befana in molte località trentine le famiglie si riuniscono per dare vita alla Beanate (probabile contrazione di Befanate) un rito che si perde nella notte dei tempi. Adulti e bambini impastano farina di segala e acqua per ottenere un impasto “gnoso” della consistenza della creta. L’impasto verrà modellato a seconda della fantasia, dell’ironia, o dell’abilità artistica di ognuno. L’aspetto artistico è limitato dalla povertà degli elementi e dall’abilità di manipolazione. E’ un lavoro svolto in comunità, una festa dello stare insieme. Ovviamente sono i bambini ad avere il ruolo principale. Ma anche gli adulti ritrovano il piacere di disegnare qualcosa di riconoscibile.

Cotti per duellare

Questi manufatti “sperimentali” vengono infornati ed al mattino dopo sono pronti per il rituale di “scambio”. Una sorta di duello da svolgere con chi si incontra. Ad ogni persona si dovrà dire la formula “Buondì, le tò Beanate a mì” (Buongiorno, le tue Beanate sono mie). Chi è più rapido a pronunciare la formula otterrà le Beanate dell’altro. Ovviamente chi ne riporta a casa il numero maggiore vince.

Anche a Capodanno

In qualche località questa pratica viene effettuata a Capodanno. Quindi è la notte del 31 dicembre che vengono preparate le “statuine” di farina di segale e acqua. Mentre il duello si svolge al mattino del 1 gennaio. Un segnale benaugurante per il nuovo anno. Un rito sviluppato in una cultura che aveva spesso contatto con fame e ristrettezze. Avere la possibilità di portare a casa del cibo il primo giorno del nuovo anno era un segno positivo.

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