Costruito da volontari e richiedenti asilo
Grazie ai volontari della Caritas, a Nomi verrà installato il più grande presepe del Trentino. Avrà una superficie di 40 metri quadri con personaggi alti 40 centimetri. Non è solamente la dimensione a rendere interessante questo presepe, ma la storia che sta alle sue spalle. Costruito nel centro pastorale di Lizzania ha coinvolto 50 persone, 4 dei quali con diverse fragilità. Al taglio, montaggio, incollaggio delle scenografie, oltre allo stampaggio delle statue hanno collaborato intensamente anche 30 richiedenti asilo.
L’ex-granaio come scenografia
Provenienti da diversi centri di accoglienza trentini, questi richiedenti asilo hanno dimostrato un grande impegno. Hanno tagliato e cucito i costumi, preparato le strutture per le costruzioni, dipinto e partecipato all’ideazione delle scenografie. Il cantiere è già al quarto anno di esperienza, e dopo il biennio ospite di Rovereto ha trovato una nuova collocazione a Nomi. La pro loco ha supportato il progetto e messo a disposizione l’ex granaio, recentemente restaurato. Con l’aumento dello spazio anche il presepe ha avuto modo di ingrandirsi e sfruttare meglio la struttura, passando da 10 a 40 mq di superficie.
La scenografia scelta dai volontari permette di entrare nel presepe e non solo di assistervi di lato o frontalmente. Il più grande presepe del Trentino permette una completa immersione nella sacra rappresentazione, che ne aumenta il valore emotivo. Il cantiere è partito a febbraio scorso, ed ogni settimana il progetto si è sviluppato grazie al contributo di tutti. I giovani provenienti dall’Africa, anche se di religione musulmana, hanno dato un solido contributo. Le casette sono alte 2 metri. Tutti i particolari sono stati scrupolosamente miniaturizzati.
Amicizia, collaborazione e integrazione
Nel gruppo dei volontari s’è sviluppato un rapporto di collaborazione e amicizia. La vicinanza ha permesso di conoscersi meglio, di raccontarsi storie e far cementare un rapporto che è la parte più importante del progetto. Mentre si lavora fianco a fianco è più facile comprendersi. I rappresentanti della Caritas hanno sottolineato come il presepe non fosse il fine ma il mezzo per una integrazione sempre più profonda. Un discorso dalla forte eticità.
Infine una curiosità: i personaggi del presepe hanno preso vita grazie a vecchi stampi del presepe napoletano. Ognuno degli 80 personaggi ha richiesto almeno 15 ore di lavoro tra stampaggio, pittura e rifinitura. Anche il taglio, assemblaggio e confezionamento di abiti e panneggi, ha allungato i tempi di lavoro. Calcolati in circa 7.500 ore di lavoro.
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